Recentemente, durante l'ultima seduta di Consiglio, la votazione sul documento delle pari opportunità è stata rinviata a causa dell'assenza di alcuni consiglieri di maggioranza. Nonostante le dichiarazioni in aula facessero presagire l'approvazione unanime del documento, questo rinvio mi ha fatto riflettere sull'importanza delle politiche delle pari opportunità. Non si tratta solo di un tema legato a leggi e regolamenti, ma di una questione che coinvolge la cultura, le pratiche sociali e le barriere invisibili che ancora impediscono a molti cittadini di accedere a pari opportunità.
L'Articolo 3 della Costituzione italiana sancisce il principio di uguaglianza: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche o condizioni personali e sociali.
Sebbene questo principio rappresenti un pilastro fondamentale dell'uguaglianza, le politiche sulle pari opportunità sono essenziali non solo per affrontare le discriminazioni legali, ma anche per abbattere le disuguaglianze sociali e culturali che ancora persistono.
La discrepanza tra uguaglianza formale e disuguaglianze reali trova una spiegazione nel paradosso di genere, che mostra come le aspettative sociali sui ruoli di genere non rispecchiano sempre le esperienze individuali. Infatti, anche se la legge garantisce l’uguaglianza, le donne si trovano ad affrontare ostacoli culturali e sociali profondamente radicati che spesso limitano la loro partecipazione piena alla vita politica, economica e sociale. In Italia, questo paradosso si manifesta in un contesto dominato da modelli maschili di potere, dove le donne devono spesso adattarsi a dinamiche che non riflettono la loro esperienza e il loro ruolo.
Le politiche sulle pari opportunità devono affrontare non solo le discriminazioni legali, ma anche quelle invisibili, che permeano la società. È necessario abbattere le barriere che limitano le opportunità, anche quando queste non sono esplicitamente previste dalla legge.
Le disuguaglianze sociali non si limitano al genere. E oltre alle differenze legate all’età e alla disabilità, è fondamentale che le politiche di pari opportunità si concentrino anche sulla rappresentanza delle minoranze etniche. Come il paradosso di genere evidenzia le difficoltà delle donne in un contesto dominato da modelli maschili, le minoranze etniche affrontano ostacoli simili, dovuti spesso a pregiudizi inconsci che limitano l'accesso alle stesse opportunità politiche, economiche e sociali.
Durante la mia esperienza lavorativa in Inghilterra, ho partecipato a corsi sui pregiudizi inconsci, obbligatori due volte all’anno per il personale governativo. Questi corsi mi hanno permesso di capire quanto i pregiudizi influenzino le nostre decisioni quotidiane, spesso senza che ne siamo consapevoli. Tali pregiudizi non solo ostacolano l'inclusione, ma condizionano anche la formulazione delle politiche pubbliche. Senza un'adeguata consapevolezza, i decisori rischiano di adottare misure che, pur mirando a promuovere l’uguaglianza, finiscono per perpetuare le disuguaglianze. Ad esempio, politiche di assunzione che privilegiano determinate "competenze" o "esperienze lavorative" potrebbero inconsciamente escludere gruppi che, a causa di pregiudizi culturali o sociali, non vengono valutati con la stessa attenzione.
In Italia, nonostante la crescente multiculturalità, le minoranze etniche sono ancora sottorappresentate in molte aree della società. La loro integrazione è spesso ostacolata da pregiudizi che le etichettano come "altre", limitando così la loro visibilità e l'accesso a risorse e opportunità.
Per combattere i pregiudizi, è cruciale sviluppare una maggiore consapevolezza collettiva e promuovere una formazione adeguata. Un impegno concreto deve riguardare non solo l’individuo, ma anche le politiche pubbliche. È fondamentale che le politiche di pari opportunità affrontino non solo le discriminazioni evidenti, ma anche quelle invisibili, radicate nella cultura e nelle istituzioni. Le politiche pubbliche devono essere progettate con una consapevolezza critica dei pregiudizi inconsci e delle diversità sociali ed economiche, per poter davvero promuovere l'inclusione.
In questo contesto, le dichiarazioni del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che parlando di femminicidio ha affermato che "alcune etnie hanno sensibilità diverse sulle donne", risultano particolarmente problematiche. Sebbene probabilmente intendesse fare riferimento a differenze culturali, queste parole rischiano di rinforzare stereotipi e alimentare discriminazioni. È difficile parlare di una "sensibilità" positiva nei confronti delle donne in un Paese dove i femminicidi, soprattutto ad opera di italiani, rimangono un grave problema e le politiche a favore delle donne sono spesso minacciate. Piuttosto che soffermarsi su presunte sensibilità culturali, dovremmo concentrarci sul fatto che l'Italia non ha ancora adottato politiche adeguate per garantire una vera parità di genere e, più in generale, per promuovere l’uguaglianza tra tutti i cittadini, indipendentemente dalle differenze di genere, razza, lingua, religione, opinioni politiche o condizioni personali e sociali.
La Costituzione garantisce uguale dignità e pari opportunità a tutti, ma i pregiudizi inconsci e le percezioni culturali continuano a permeare la nostra società, creando barriere invisibili che impediscono a molti cittadini di esprimere il loro pieno potenziale. Le politiche sulle pari opportunità sono dunque cruciali non solo per rimuovere le discriminazioni legali, ma anche per abbattere le disuguaglianze culturali e sociali che persistono. Senza un intervento deciso, sarà impossibile costruire una società veramente inclusiva. La promozione delle pari opportunità deve mirare a una società che non solo rispetti la diversità, ma la consideri una risorsa.
In Italia, come in altri Paesi occidentali, siamo ancora lontani dal raggiungere questi obiettivi. Guardando ai recenti sviluppi in Paesi un tempo considerati all’avanguardia, come gli Stati Uniti, è evidente quanto il progresso sia fragile. I diritti conquistati devono essere continuamente difesi, e per farlo è necessario un impegno costante, non solo per proteggere i diritti già ottenuti, ma anche per avanzare verso una società che valorizzi ogni individuo, indipendentemente dal genere, dall’etnia e da altre caratteristiche.
*******"Self-Portrait with Cropped Hair" di Frida Kahlo***********
Questa celebre pittura di Kahlo, in cui si ritrae con i capelli tagliati e indossando abiti maschili, è una dichiarazione di sfida verso le aspettative di genere. Kahlo esplora la sua identità attraverso l'arte, rifiutando gli stereotipi sociali e affrontando temi legati alla condizione femminile e alla libertà individuale.