Stendere un velo pietoso sull'ennesimo episodio di intolleranza registrato a telecamere spente alla fine del Consiglio Comunale del 26 Agosto sarebbe appunto un esercizio di misericordia, ma degno di miglior causa.
Le sedute del Consiglio possono talvolta mostrarci la parte peggiore di noi stessi o la nostra stessa essenza.
Non è commendevole ascoltare ingiurie istituzionali (relativamente all'obiettivo dell'insulto- perché di insulto si tratta, sempre istituzionale) quando nel rivolgersi alla sindaca la si apostrofa con frasi, che fanno male a tutti. A chi le proferisce e a chi le incassa. Non siamo e non vogliamo essere i difensori d'ufficio della sindaca. Ma non possiamo accettare che si dica di lei che non ci rappresenta. Ci rappresenta eccome, nel bene e nel male! E le dobbiamo rispetto, anche se non ne condividiamo talvolta le omissioni e l'operato.
L'Aula Consiliare è la casa della parola. Si deve rispetto anche al luogo di esercizio dei compiti di rappresentanza oltre che alle persone che lo abitano E' oramai intollerabile che in occasione di ogni seduta comunale siamo costretti a intemperanze inaudite e al volo di stracci sporchi, che imbrattano tutto e tutti,vanificando l'ufficio che quali rappresentanti eletti siamo chiamati a ricoprire. Una volta è toccato al Presidente del Consiglio Comunale, lunedì scorso addirittura alla Sindaca. Dove si vuole arrivare? E' tempo di smetterla, di cambiare registro.
E' tempo di rassegnarsi a fare una opposizione seria, rispettosa delle regole e della buona educazione.