Davvero poco prudente il suggerimento di non ricorrere, perché non necessario, trattandosi di un atto, quello dell’ingiunzione, “endoprocedimentale”.
Io, al posto della Todde, cui è stata notificata l’ingiunzione del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale, penserei di proporre invece opposizione alla ordinanza ingiunzione ai sensi dell’art. 22 L. n. 689/1981. Non farlo, trascorsi i 30 giorni, significherebbe costringere lo stesso Consiglio Regionale a prendere atto di una dichiarata decadenza, contro la quale nessuna opposizione sarebbe stata mossa dall’interessato.
Adottare cavillosi sistemi di difesa, come quelli di non difendersi, dal mio punto di vista è molto rischioso. Né il Consiglio regionale sardo (cui nessuno vieterebbe di iniziare i suoi approfondimenti fin d’ora) potrebbe decidere di deliberare in modo corretto, sposando una tesi o un’altra, quando sono tutte ancora da concepire.
Una decisione affrettata del Consiglio regionale, in un senso o nell’altro, non sarebbe intelligente. Da una parte – se a favore della decadenza - potrebbe sovrapporsi ai tempi che la Todde ha per presentare ricorso, togliendole i diritti di difesa; dall’altra - situazione evidentemente più probabile per il coinvolgimento generale di tutto il Consiglio – aprirebbe una frattura ingiustificata difficilmente sanabile tra poteri .
Il Consiglio regionale (attraverso la commissione) fa bene ad aspettare il ricorso della Todde, sia nell’interesse della Presidente sia per avere argomenti ulteriori a sostegno delle buone ragioni a conforto di qualunque sua deliberazione.
Certo, dovere certificare la propria decadenza con una presa d’atto di decisioni esterne pare paradossale. Nessuno certifica la propria morte prima di essere passato a miglior vita. Ma qui, in questo caso, non è in gioco la vita, ma le funzioni politiche di rappresentanza, è in gioco il rispetto delle regole, cui tutti debbono attenersi. Perché, anche se c’è chi parla di leonesse e sciacalli come se fossimo nella savana, qui - e spero che questa affermazione non sia contestabile da alcuno, viviamo in una terra in cui l’unica forza riconosciuta deve essere quella della Costituzione della Repubblica e di tutte le sue leggi. Anche quelle che non ci piacciono.
Non so come finirà, mi auguro solo che trionfi lo Stato di diritto. Comunque vada.