Intelligenza Artificiale vs Intelligenza Umana.

Venerdì sera, in occasione dell’innaugurazione del nuovo anno accademico dell’Università della Terza Età di Sinnai, ho avuto il piacere di partecipare al Seminario “L’Intelligenza Artificiale come cambia la nostra vita?” a cura del Prof. Emerito Gavino Faa, già Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Cagliari e Adjunct Prof. Temple University, Philadelphia, USA.

Il Prof. Faa ci ha portati in un viaggio storico interessantissimo, da Turing al giorno d’oggi, e durante questo viaggio abbiamo appreso quanto successo l’intelligenza artificiale (IA) stia riscuotendo in tutto il mondo. I campi di applicazione di questa nuova tecnologia sono vastissimi: dall’elaborazione di dati, alla generazione di testo e di immagini, fino alla giurisprudenza o alla medicina. L’IA sta già mostrando di essere di grande aiuto soprattutto nel campo della scienza e della ricerca, e potrebbe arrivare a superare dei limiti che ad oggi sono considerati impensabili.

Per questi motivi, bisognerebbe riflettere, e tenere sempre bene a mente la differenza tra l’intelligenza artificiale e quella umana.

L’intelligenza umana è legata all’esperienza emotiva e alla comprensione delle sfumature sociali. L’IA, al contrario, manca di emozioni e di una vera comprensione del contesto sociale e per questo (almeno per il momento) le risulta difficile interpretare completamente il significato di gesti, espressioni facciali o toni di voce, elementi chiave nella comunicazione umana. Mentre l’intelligenza umana è caratterizzata da una flessibilità e creatività straordinarie, l’IA è limitata a ciò per cui è stata programmata. L’essere umano, al contrario dell’IA, è consapevole di sé e del proprio ambiente, ha un senso di identità e comprende il concetto di passato, presente e futuro. L’IA, opera esclusivamente in base agli algoritmi e ai dati a sua disposizione.

Ma come funzioa l’IA? Fa già parte della nostra quotidianità?

Mi viene in mente di come, intorno al 2014, Alexa entrò nelle case di milioni di persone, a cominciare dagli Stati Untiti dove è nata, e da molte case non è più uscita.

Alexa, nome di donna con voce di donna, è un assistente vocale su dispositivo Amazon (Amazon Echo) che utilizza le conoscenze e le informazioni presenti in rete per interpretare ciò che si vuole sapere. Basta dire: “Alexa, buongiorno” e lei elencherà le attività  che sono state caricate sul nostro calendario. Possiamo chiederle le previsioni del tempo e farle domande di scienza, letteratura, matematica, storia e qualsiasi argomento di cultura generale. Se collegata ai dispositivi della nostra casa, Alexa può addirittura regolare il termostato o il frigorifero.

Quando abitavamo a Londra, dopo un periodo di prova, decidemmo di disattivarla. Capitava che magari, durante una video chiamata di lavoro, Alexa ascoltasse e all’improvviso dicesse: “Non ho capito a cosa ti riferisci”. Oppure: “Salve, non sono previsti per oggi altri appuntamenti”. E mi veniva da “risponderle” di stare zitta, nessuno l’aveva interpellata. Il fatto era che Alexa, anche se apparentemente “dormiente”, ascoltava le nostre conversazioni, e sulla base delle informazioni che “acchiappava” poi ci suggeriva cosa comprare, sembrava anticipare i nostri pensieri, desideri, azioni.

Miei suoceri hanno invece scelto di tenerla; ormai a casa loro Alexa non fa solo parte dell’arredamento, non è solo un dispositivo per ascoltare la musica o le notizie del giorno. La scorsa estate mio suocero un giorno mi disse: “A casa non mi devo alzare per mettere il bollitore sul fuoco per il thè. Mi basta dire: “Alexa, accendi il bollitore” e lei lo fa”. Alexa a casa loro accende le luci (Alexa, lights on/Off) e sa anche quale luce deve accendere perché il comando è diverso. “Abbassa la luce”, “spegni la luce”. Capita che mia suocera mentre è in cucina dica: “Alexa, potresti mettere il timer per l’arrosto per favore? 30 minuti” e Alexa le risponde: “il timer è stato programmato, Denise”. Addirittura si rivolge a mia suocera chiamandola per nome! È davvero come un assistente umano. Ma anche se le diciamo "per favore" e la ringraziamo quando ci risponde con l’informazione che le abbiamo chiesto, badate che non è umana, è bene e doveroso ricordarselo.

Volenti o nolenti, in un modo o nell’altro, l’IA si è intrufolata nella nostra quotidianità, senza che noi ce ne rendessimo quasi conto. Anche adesso, mentre batto sulla tastiera, il mio pc mi suggerisce le parole da scrivere, sulla base di algoritmi che sono stati programmati chissà da chi. Io, invece, penso e cerco di scegliere parole diverse. Non accetto, e non voglio rassegnarmi al fatto che sia la macchina a dettare ciò che scrivo, a scegliere le parole che dovrei usare per comunicare ciò che penso.

Nel 2023 cominciò a girare la notizia che il super mega miliardario Elon Musk aveva creato la sua fidanzata robot. Su varie piattaforme, da Tik Tok a Facebook, passando per Instagram e tante altre, iniziarono a circolare foto di Musk che baciava un robot dall’aspetto femminile. La verità è che non sappiamo se Musk abbia avuto una moglie/fidanzata robot o se stesse cercando di generarne una con l’aiuto dell’IA. Ma sappiamo che le immagini di Musk con la fidanzata robot che tuttora circolano in rete sono state create con l’aiuto dell’IA.  Si è detto che una delle sua società, la Tesla, abbia lavorato alla creazione di robot che potrebbero riconoscere oggetti e prendere delle cose ma che questi robot non avevano una faccia. Chissà qual è la realtà. Forse non lo sapremo mai. O forse in un futuro non molto distante Tesla, assieme alle automobili, inizierà a vendere anche l’autista o l’accompagnatore!

Nel 2024 la famiglia reale inglese divulgò un video messaggio della prinicipessa Kate che annunciava di avere il cancro. La decisione di divulgare questo video messaggio fu presa probabilmente per mettere a tacere le voci che davano Kate perfino per morta (magari per mano del principe suo marito!) perché non la si vedeva in pubblico dal Natale 2023. Ma appena il video uscì, la domanda che iniziò a diffondersi fu: il video messaggio di Kate è stato generato dall’IA? Sia esperti di comunicazione che persone comuni iniziarono ad analizzare ogni singolo fotogramma: le foglie delle piante sullo sfondo non si muovevano, il maglione utilizzato da Kate era già stato utilizzato in altre occasioni, le barre della panchina non sembravano ben allineate, ed altro ancora. Ancora oggi ci si chiede se quel video fosse autentico o meno.

Questi sono solo esempi di come ormai viviamo in un mondo dove l'incertezza è di casa, dove l’informazione che riceviamo viene fortemente filtrata e manipolata, per un motivo o per un altro, fino al punto che non possiamo essere sicuri neppure sull’autenticità delle immagini che vediamo. Oltre alla disinformazione e alla creazione di “deepfake” (che è la tecnica usata per combinare e sovrapporre  immagini e video basate sull’intelligenza artificiale con video o immagini originali), l’utilizzo dell’IA potrebbe comportare diversi altri rischi, tra i tanti, anche a livello di privacy e sicurezza.

Forse la differenza tra l’intelligenza artificiale e quella umana sta proprio in questa nostra incertezza e nei dubbi che spesso abbiamo. Quel dubbio che si può tentare di colmare solo con la conoscenza, attraverso la lettura e con il confronto diretto con altri. La conoscenza che non è solo un insieme di nozioni dettate da chissà chi e secondo chissà quali parametri, come nel caso dell’IA, ma che é anche il frutto di riflessioni che sono influenzate dall’esperienza personale di ognuno di noi. Finché continueremo a leggere di filato un articolo completo o addirittura un libro, anziché fermarci ai titoli di copertina, finché cercheremo più fonti di informazione su uno stesso determinato argomento per formare una nostra opinione, non correremo il rischio di diventare noi stessi robot o comunque di diventare schiavi delle macchine solo perché, senza di loro, non sapremmo più cosa fare o cosa pensare.

Se da una parte di questo ragionamento c'è il Prof. Faa che ci parla del fantastico e incredibile uso dell’IA per cui da Cagliari si possono effettuare diagnosi in giornata per pazienti in un piccolissimo ospedale del Kenya, dall’altra il suo utilizzo in altri campi solleva non poche preoccupazioni.

Si dice che l’intelligenza artificiale potrebbe superare quella umana.  A mio parere questo avverrà solo se l’uomo smetterà di pensare, di essere curioso, di riflettere e di formulare nozioni alternative a quelle che gli vengono inculcate. 

Cartesio diceva: “Cogito ergo sum”. Penso dunque sono. E non dovremmo mai dimenticarcelo.

Daniela Pau

Sinnai Libera

Articoli correlati

Basta intemperanze!

Leggi anche....

Banner Sito

Dove Siamo