In un mondo sempre più interconnesso, la qualità della comunicazione e la capacità di argomentare in modo rispettoso e produttivo sono elementi essenziali per il buon funzionamento di qualsiasi società. La mia esperienza professionale in Gran Bretagna, dove ho lavorato in diversi dipartimenti governativi (sia locali che centrali), mi ha fatto riflettere profondamente sulle differenze culturali nel modo in cui vengono affrontate le discussioni e le controversie. In particolare, il rispetto delle procedure formali e delle norme di etichetta in contesti professionali e politici è molto più radicato rispetto a quanto avvenga in Italia, dove la comunicazione spesso sfocia in scontri emotivi e accusatori.
In Gran Bretagna, la comunicazione è regolata da un codice di comportamento rigoroso che promuove il rispetto reciproco e la professionalità. Nel Parlamento britannico, ad esempio, le accuse di menzogna sono severamente vietate e chi le avanza deve chiedere scusa immediatamente, pena l'espulsione dall’House of Commons. Questo è un esempio di come l’etichetta non solo sia parte integrante della comunicazione, ma anche istituzionalizzata. Al contrario, in Italia si assiste più frequentemente a dibattiti animati e scontri verbali, dove l'accusa di mentire è più comune, senza che ci siano meccanismi formali che regolano tale comportamento.
Riguardo al rapporto tra impiegati pubblici e rappresentanti eletti dal popolo, in Gran Bretagna, che si tratti di amministrative o di elezioni a livello nazionale, l'impiegato pubblico ha la responsabilità di rispondere a ogni richiesta in modo esauriente e rispettoso. Non farlo, infatti, non è solo una mancanza di rispetto verso l’eletto, ma anche un’offesa verso gli elettori che hanno conferito il mandato. In una democrazia, il rispetto per i rappresentanti eletti è essenziale per il buon funzionamento delle istituzioni e per mantenere un dialogo produttivo tra le varie parti coinvolte.
In Gran Bretagna, una delle norme più radicate nella cultura amministrativa riguarda la risposta alle richieste dei rappresentanti eletti, sia che appartengano alla maggioranza che alla minoranza. Ogni richiesta di un rappresentante eletto deve essere trattata con la stessa importanza e rispetto, indipendentemente dall'orientamento politico o dal partito di appartenenza. Questo principio si riflette chiaramente nell’organizzazione del lavoro nelle amministrazioni locali e nei dipartimenti governativi.
Ad esempio, nel Royal Borough of Kensington and Chelsea, dove ho avuto l’opportunità di lavorare, esisteva un team speciale chiamato “VIP team”. Questo team non era dedicato esclusivamente a gestire le richieste di persone famose o influenti, ma aveva il compito prioritario di trattare tutte le richieste provenienti dai rappresentanti eletti, senza fare distinzione tra quelli della maggioranza o della minoranza. Le richieste degli eletti venivano trattate con una rapidità straordinaria: c'era un turnaround garantito di soli tre giorni per rispondere a qualsiasi sollecitazione, una tempistica che rifletteva l'importanza attribuita alla comunicazione tra le amministrazioni pubbliche e i rappresentanti del popolo.
Questa prassi non solo sottolinea il rispetto per il mandato conferito dai cittadini, ma anche il valore del dialogo istituzionale, che deve essere tempestivo e costruttivo per il buon funzionamento delle istituzioni democratiche.
Inoltre, se un rappresentante eletto inviava una seconda richiesta sullo stesso tema, l’impiegato pubblico non solo doveva rispondere nuovamente, ma era anche tenuto a giustificare il motivo per cui la prima risposta non fosse stata soddisfacente. Questo processo assicurava che non ci fosse solo un rispetto formale per le richieste, ma anche una continua valutazione dell’efficacia della comunicazione e delle soluzioni proposte.
Questo sistema, che potrebbe sembrare estremamente rigoroso e formalizzato, rappresenta una pratica che va ben oltre la semplice efficienza burocratica: si tratta di un vero e proprio riconoscimento del ruolo cruciale dei rappresentanti eletti come portavoce delle esigenze della comunità. In Gran Bretagna, il principio secondo cui ogni richiesta deve essere trattata allo stesso modo, senza alcuna distinzione tra maggioranza e minoranza, è visto come un pilastro della democrazia. Se un impiegato pubblico non risponde a una richiesta o non lo fa in modo soddisfacente, non sta solo trasgredendo una regola burocratica, ma sta venendo meno a un principio di rispetto fondamentale per la rappresentanza politica e, di riflesso, per gli elettori che hanno conferito il mandato.
In Italia, invece, questa prassi potrebbe sembrare difficile da implementare. Spesso la risposta alle richieste da parte degli eletti può subire variazioni in base a fattori politici, personali o burocratici. Il dialogo nel contesto politico italiano, e anche a Sinnai, appare talvolta più emotivo che razionale, e può degenerare in scontri verbali piuttosto che in confronti produttivi. La mancanza di una distanza formale e il prevalere delle emozioni sulle argomentazioni razionali ostacolano la possibilità di trovare soluzioni concrete e collaborative.
Sarebbe utile cominciare a integrare un maggiore rispetto per l’etichetta nel dialogo pubblico e professionale. Se la comunicazione fosse guidata dal rispetto per la persona e non dalle emozioni del momento, sarebbe più facile argomentare le proprie ragioni senza ricorrere a scontri. Ciò sarebbe di beneficio tanto in politica quanto nel settore pubblico o in qualsiasi settore lavorativo, creando un ambiente più sano e costruttivo per tutti.
Questo tipo di approccio, che incoraggia il rispetto reciproco, potrebbe portare a una società più coesa, dove le differenze vengono affrontate con maggiore comprensione e meno polarizzazione.
L’etichetta, che sembra un aspetto superficiale della comunicazione, è invece un elemento fondamentale per la creazione di un dialogo rispettoso e produttivo. Se riusciamo a mantenere la calma, a rispondere con sicurezza e a non cedere alla tentazione di accusare gli altri, forse riusciremo a costruire un ambiente più civile e cooperativo, dove il confronto possa avvenire senza il timore di essere malintesi o travisati.
Come disse Winston Churchill: “La cortesia è una qualità che non può mancare in una società civile e democratica.”
Se adottassimo in Italia, e a Sinnai, un approccio più disciplinato e rispettoso, forse potremmo davvero costruire una cultura politica e professionale in cui il dialogo non si riduce a una battaglia di emozioni, ma diventa uno strumento di crescita e progresso collettivo.