Pratobello, Pradu in sardo, è una località tra Orgosolo e Fonni che nel secondo Dopoguerra diventò centro vitale dell’economia orgolese: per oltre la metà dell’anno, da ottobre a maggio, i pastori si riversavano nei pascoli delle pianure della Nurra, della Gallura e della Baronia, distanti da Orgosolo anche centinaia di chilometri, per poi tornare in paese per i mesi estivi, con il doppio vantaggio di trovare il mangime a basso prezzo nei pascoli comunali come Pratobello e contemporaneamente vivere in famiglia.
Ma alla fine degli anni ’60 lo Stato Italiano aveva altri progetti per questa zona e già dall’Aprile 1969 ad Orgosolo si parlava della realizzazione di un poligono fisso per esercitazioni militari nei pressi del villaggio abbandonato di Pratobello. Poi il 27 Maggio 1969 sui muri del paese fu affisso un avviso in cui si invitavano i pastori che pascolavano i propri greggi nella zona di Pratobello, a trasferire il bestiame altrove perché quell'area sarebbe diventata poligono di tiro e di addestramento dell’Esercito Italiano. Il comunicato informava che il poligono avrebbe requisito 12 mila ettari di terreno, che comprendevano i migliori pascoli comunali di Orgosolo a Pratobello ma anche nelle località di Montes, Funtana Bona e Duvilinò. La data di inizio delle esercitazioni fu stabilita per il 19 Giugno 1969, dando ai pastori orgolesi meno di un mese per spostare il bestiame e trovare nuovi pascoli. Dai primi di giugno in avanti fu un susseguirsi di assemblee con il coinvolgimento dell’intera popolazione. Il 7 giugno, l'assemblea popolare indisse una manifestazione dimostrativa nei luoghi in cui erano previste le esercitazioni. Nel comunicato si leggeva: “Tale manifestazione è stata decisa per dare un primo avvertimento alle autorità militari e politiche che hanno deciso arbitrariamente di invadere i nostri territori con grave danno per tutti i lavoratori”. Nonostante le varie istituzioni tentarono di mediare con il popolo orgolese, i pastori ribadirono la loro volontà di presidiare i pascoli, rifiutando gli indennizzi (che erano assolutamente irrisori visto che si offrivano 30 lire giornaliere a pecora mentre il mangime ne costava 75!). Il 9 giugno 3.500 cittadini di Orgosolo iniziarono la mobilitazione, raggiungendo l’altopiano di Pratobello a piedi, in auto o in camion. Il 18 giugno la popolazione del paese si riunì in piazza Patteri: dall'assemblea scaturì la decisione di attuare una forma di resistenza non violenta con l'occupazione pacifica della località di Pratobello. Il 19 Giugno, il primo giorno di esercitazioni, tremila persone si riversarono a Pratobello e, da quel giorno donne, bambini, impiegati, artigiani, pastori e studenti si disposero ad oltranza sulla linea di confine del territorio comunale. Vennero anche utilizzati passaggi segreti per irrompere nella zona militare e mettersi accanto ai bersagli impedendo i tiri. Le Forze dell’Ordine furono costrette a respingere i manifestanti e a limitare le esercitazioni. Il 20 giugno gli orgolesi trovarono la strada sbarrata dai mezzi della polizia. Ma loro non si arresero. Alcuni scesero dai mezzi e si incaminarono, mentre altri tennero duro di fronte alle forze dell’ordine, prima cercando il dialogo, poi spostando di peso le camionette militari. Quando arrivarono le forze speciali dell’esercito (4 mila uomini), scattarono fermi e arresti. Oltre 500 Orgolesi vennero accerchiati in un recinto, poi processati per direttissima per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il 23 giugno alle 20 l’assemblea decise di inviare a Roma, su richiesta di Francesco Cossiga, una delegazione composta dagli onorevoli Ignazio Pirastu, Carlo Sanna e Gonario Gianoglio, tre pastori, un bracciante, un camionista, uno studente del Circolo democristiano e il presidente del Circolo giovanile. Gli orgolesi diedero alla delegazione il mandato di discutere, ascoltare, trattare, ma non di decidere. Il 24 giugno la politica locale prova a contenere il malcontento, mentre Emilio Lussu, ormai fuori dalla politica, pur non potendo partecipare alle proteste invia un telegramma di sostegno alla popolazione: “Quanto avviene Pratobello contro pastorizia et agricoltura est provocazione colonialista stop. Rimborso danni et premio in denaro est offensivo palliativo che non annulla ma aggrava ingiustizia stop. Chi ha coscienza dei propri diritti non li baratta stop. Responsabilità non est militare ma politica. Perciò mi sento solidale incondizionatamente con pastori et contadini Orgosolo che non hanno capitolato et se fossi in condizioni di salute differenti sarei in mezzo a loro stop. Allontanamento immediato poligono et militari si impone come misura civile e democratica lavoro et produzione stop”. Ad accogliere la delegazione di Orgosolo a Roma fu il senatore orgolese Antonio Monni. Lo Stato fece dietrofront. La delegazione tornò a casa vincitrice, con un documento dove si attestava che: “Il poligono di Pratobello è temporaneo, le truppe sgombereranno alla metà di agosto e i terreni in tale data saranno restituiti ai pastori. Non vi è, allo stato attuale, alcuna decisione di trasformare il poligono in una istituzione permanente.” E poi: “L’amministrazione militare sentirà i pastori e le loro organizzazioni al fine di determinare la reale consistenza dei danni e la giusta misura degli indennizzi per gli sgomberi compresi i giorni delle agitazioni”. Ancora: “Si è data immediata disposizione al commissario della brigata di prendere contatto con pastori, macellai e fornitori di Orgosolo affinché gli acquisti possano essere fatti nello stesso comune che sinora è il solo ad avere subito danni”. Quel mese di giugno passerà alla storia con il nome di “Rivolta di Pratobello”: Un esempio di democrazia, unità e determinazione che, grazie soprattutto a donne e bambini, ma anche agli uomini di ogni ceto sociale, utlizzando lo strumento della lotta nonviolenta determinarono la vittoria di un’intera comunità, una vittoria del Popolo Sardo e un esempio per le battaglie di oggi e del futuro. Ora che la Sardegna viene di nuovo minacciata, ora che al posto dei pascoli e dei terreni coltivati lo Stato vuole installare pale eoliche e pannelli fotovoltaici, dove sono i Sardi? Ci sarà un’altra Pratobello?